Una volta Camigliano era ricco di uliveti coltivati sia sulle sue verdeggianti colline che nella scarsa pianura che fa parte del Comune.
Si produceva un olio di buona qualità ed era molto richiesto dagli abitanti dei Comuni limitrofi. Per l’estrazione dell’olio dalle olive esistevano in Camigliano numerosi frantoi: in Via Rotoli esisteva il frantoio della famiglia Corrado; in via Parisi quello della famiglia del fu Casimiro Parisi; in Via Cortegrande quello della famiglia Vito; in Leporano quello della famiglia Lagnese.
La molitura e la spremitura delle oliva era affidata ad un quadrupede e ad alcuni uomini. Era una festa perché si poteva vedere chi lavorava, chi andava a scaldarsi al calore della brace della fornace per avere l’acqua calda onde separare l’olio dalla sansa pressata e chi, specie di notte, si adoperava a cuocere accanto alla brace una pentola piena di fagioli che poi venivano “divorati” da un gruppo di amici e irrorati con qualche fiasco di vino. Nelle zuppiere si metteva del pane casereccio coperto di fagioli sui quali si versava l’olio con il mestolo. Le zuppiere venivano tenute sulle gambe in mancanza dei tavoli.
Qualcuno poi si recava nel frantoio per prendere con un braciere un po’ di brace dalla fornace e portarsela a casa per riscaldarsi.